MONTE BIBELE
Monterenzio Bologna

Pagina di cortesia

Il famoso sito archeologico di Monte Bibele si trova situato nella Valle dell’Idice compresa nel territorio del comune di Monterenzio. Quest'area archeologica nel cuore dell'Appennino bolognese,  sebbene sia il massiccio di Monte Bibele a dare il nome all’intero complesso, coinvolge le cime principali del massiccio: Monte Savino (550 m slm), Monte Tamburino (575 m slm) e Monte Bibele (600 m slm), da cui si dominano le due vallate fino al passo della Raticosa, sul crinale Tosco-Emiliano.


La zona risulta abitata fin dall’era preistorica. L'intero massiccio, dunque, si rivela  ricco di evidenze archeologiche, databili a partire dall'età del Rame. Tuttavia, deve la sua notorietà e importanza archeologica agli scavi che hanno riportato alla luce, oltre i resti di un abitato etrusco/celtico e la relativa necropoli, anche  diverse aree di culto, riferibili ad un periodo collocabile tra l'età del Bronzo e la seconda età del Ferro. Già nel V secolo a.C. la Valle dell'Idice costituiva un'area di confine tra il territorio emiliano occidentale, culturalmente etrusco, e quello romagnolo, di tradizione umbra. Inoltre rappresentava anche  un naturale collegamento tra il lato emiliano e il lato toscano dell'Appennino.


La posizione strategica su una delle antiche vie transappenniniche che mettevano in collegamento la costa tirrenica con quella adriatica,  la vicinanza a importanti bacini minerari ( soprattutto di rame, ferro e gesso) e la ricchezza di acque sorgive (tanto che gli studiosi ritengono che il nome Bibele derivi dalla radice latina bib-, ovvero bere, ed è documentato in età medievale sotto la forma di "Monte Bibulo", montagna potabile ) furono  con ogni probabilità le ragioni principali che indussero le popolazioni antiche ad insediarsi in quest'area.
L'alleanza di ferro che all'inizio del III secolo a.C. i Galli Boi strinsero con gli Etruschi fu il risultato di un’ integrazione culturale che risulta evidente anche grazie alle numerose testimonianze archeologiche. La storiografia e l'archeologia attestano, infatti, l'influenza profonda e il fascino che la cultura etrusca esercitò su questi celti cisalpini, tanto che i loro corredi tombali del III secolo non si differenziano più da quelli delle popolazioni non celtiche.
Proprio per lo studio di questi rapporti etrusco-celtici risulta particolarmente efficace il nostro insediamento appenninico di Monterenzio, dove gli scavi hanno portato al recupero di un villaggio abitato da entrambe le etnie e riportato alla luce l'esistenza di una necropoli a rito misto. Questa coabitazione tra i due popoli, di cultura profondamente differente, è ciò che  distingue il sito archeologico di Monte Bibele dagli altri: si tratta di un esempio, praticamente unico in tutta Europa, di convivenza e unione pacifica.


A Monte Bibele è in effetti attestata la fase di una vera e completa fusione tra le due comunità, etrusca e celtica, sancita da matrimoni di alleanza tra personaggi di rango delle due genti.
Monte Bibele cadde in declino tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C., quando le vittorie romane sui Galli modificarono fortemente l'assetto del territorio. Proprio in questo periodo, poi, un incendio distrusse l’intero abitato. Comunque, grazie a questo si è resa possibile la conservazione di legni, cereali, legumi e frutti ridotti allo stato di carbone.  Reperti che ci inducono a pensare che le tracce di questo incendio risalgano alla fine del III - inizi II sec. a.C., quando i romani conclusero le operazioni militari contro i Galli Boi ( nel 191), fondarono la colonia latina di Bononia ( nel 189) e strutturarono la Flaminia Minore (nel 187), localizzabile ancora oggi di fronte a Monte Bibele. Inoltre, l'abbondante documentazione di ceramica liscia o suddipinta, principalmente documentazione etrusco-volterrana, ricopre un arco cronologico dal IV al II sec. a.C., con una concentrazione nel III sec. a.C. Anche le monete non vanno molto addentro al II sec. a.C.


Però, solamente il caso portò ai primi rinvenimenti che si possono datare nei primi anni sessanta del ventesimo secolo. Alcuni cacciatori alla ricerca di un tasso trovarono una statuetta del V secolo e segnalarono il ritrovamento agli enti interessati che, nel giro di 10 anni, iniziarono le campagne di scavo, curate dall’Istituto di Archeologia dell’Università di Bologna. Queste hanno consentito la ricostruzione della storia complessiva del sito e l'indagine archeologica ha rivelato un villaggio di collina delimitato da muri a secco e con abitazioni di forma rettangolare.


Le ricerche archeologiche finanziate (dal 1973) dal comune di Monterenzio e (dal 1978) dall'Università di Bologna, hanno permesso di definire concretamente la struttura dell'insediamento che si sviluppò dalla fine del V secolo a.C. alle quote più elevate del massiccio (tra 500 e 600 metri s.l.m.): un complesso formato da un abitato, un sepolcreto e almeno due zone di culto che, per le proprie specificità, hanno dato la possibilità di ricomporre un quadro della vita quotidiana e delle relazioni sociali, del rituale funerario, delle credenze religiose di quella comunità di duecento, trecento persone che tra il 400 e il 200 a.C. visse a Monte Bibele.


Dunque, l’associazione di abitato con necropoli ed aree sacre rese il complesso archeologico di Monte Bibele uno dei siti di maggiore interesse per l'archeologia dei Celti in Italia, comportando la  creazione di un museo archeologico di Monterenzio dove custodire i reperti riportati alla luce. Il Museo, intitolato alla memoria dell’archeologo Luigi Fantini, ospita ciò che è stato rinvenuto nella valle dell’Idice e in quella limitrofa del torrente Zena dall'età della Pietra fino all'età Romana. La maggior parte dei ritrovamenti è riconducibile agli scavi nella necropoli di Monterenzio Vecchia, nell’abitato di Monte Savino e nella relativa necropoli di Monte Tamburino.


All’interno del museo, diviso in più sale, può essere ammirata la fedele ricostruzione a grandezza naturale di una capanna che illustra i vari aspetti della vita quotidiana nel villaggio etrusco-celtico del IV- III secolo a.C. Nelle teche gli splendidi corredi funerari testimoniano i momenti della convivenza tra la comunità etrusca originaria e i Galli Boi che conquistarono e dominarono per secoli queste zone.


Dal 2006 è possibile apprezzare all’esterno del museo una capanna e un forno per la cottura della ceramica che, oltre ad essere vere e proprie riproduzioni di strutture documentate archeologicamente, sono anche ottimi esempi di come l'archeologia sperimentale possa produrre effetti straordinari anche in termini di efficacia di comunicazione.

A chiusura del percorso museale sono esposti i materiali provenienti dai nuovi scavi di Monterenzio Vecchio, tra cui è di grande interesse il kantharos (coppa per bere) a figure rosse con draghi anguiformi contrapposti, uno straordinario pezzo di produzione etrusco-tirrenica, databile alla seconda metà del IV secolo a.C.


Complementare al percorso nel museo è, poi,  la visita al sito archeologico di Monte Bibele, raggiungibile in auto e dopo una breve passeggiata nel bosco, in cui è possibile ripercorrere le strade dell’antico villaggio dove sono ancora visibili ampi tratti di muri pertinenti a strutture abitative e la grande cisterna che costituiva la riserva d’acqua di tutto l’insediamento.
Per tutti questi motivi l 'esposizione conserva la più completa raccolta di materiali celtici della regione e una delle più importanti in Italia.


Il Museo oltre ad ospitare laboratori di ricerca e didattica museografica del Dipartimento di Archeologia (massimo promotore della sua realizzazione assieme al comune di Monterenzio) accoglie anche un'aula appositamente attrezzata per la didattica alle scuole.
Nell'area continuano le ricerche degli archeologi, in quanto la completezza del sito (abitato/aree sacre/necropoli), le centinaia di reperti rinvenuti, la vitalità dei commerci e degli scambi, la posizione centrale nel quadro celtico/europeo fanno di Monte Bibele un sito di rilievo internazionale per ciò che concerne l'archeologia dei Celti.
Il sito archeologico è oggi oggetto di un programma di valorizzazione nell’ambito di un nuovo progetto di Parco archeologico e naturalistico.

 

 

Agriturismo Ca Corradini
Via Idice 404 Monterenzio 40050 Bologna
p. iva 02343561201 

 

AGRITURISMO CA’ CORRADINI

Immerso nella tranquillità della Valle dell’Idice situata sull’Appennino tosco emiliano, a metà strada tra Bologna ed il territorio fiorentino, l’Agriturismo Ca’ Corradini offre numerose occasioni di svago a contatto con la natura.
La sua posizione risulta privilegiata per percorrere tracciati di trekking o mountain bike in percorsi riconosciuti dal CAI o nei parchi naturali e didattici che disseminano la zona.
Grazie alla sua ubicazione l’agriturismo Ca’ Corradini permette oltre che escursioni naturalistiche anche visite ai musei ed ai luoghi ricchi di storia che lo circondano, come quelli delle vicine città di Firenze e Bologna.
Esso si trova, inoltre, ai piedi del famoso Parco Archeologico di Monte Bibele. La nostra struttura si compone di tre appartamenti dotati di quattro posti letto, servizi e cucina indipendenti.
La permanenza presso il nostro agriturismo assicura una vacanza all’insegna del relax a contatto diretto con la natura e la storia della regione, ma senza allontanarsi troppo dai comfort della città.

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